mercoledì 29 febbraio 2012

“Proprietà e libertà”. I seminari di studio di StoriaLibera in collaborazione con Tea Party Italia Edizione 2012: "Credere nello Stato?"

“Proprietà e libertà”. I seminari di studio di StoriaLibera in collaborazione con Tea Party Italia
Edizione 2012: "Credere nello Stato?"

Questa prima edizione del seminario estivo ha per tema il nuovo libro di Carlo Lottieri, "Credere nello Stato?"
Su StoriaLibera è stato approntato un dossier che raccoglie le recensioni al testo di Carlo Lottieri, "Credere nello Stato?".

Il seminario viene proposto in un'unica modalità, ripetuta in tre sessioni, in queste date e nelle seguenti zone:
gio. 26 luglio sera - lun. 30 luglio matt. (in Lombardia, in località di montagna)
lun. 30 luglio sera - ven. 3 agosto matt. (in Veneto, in località turistica di mezza montagna) sessione annullata
lun. 6 agosto pomeriggio - ven. 10 agosto matt. (in alto Lazio, in località storica)

Il programma dettagliato con tutte le informazioni verrà inviato agli interessati su richiesta.
Le iscrizioni si chiuderanno improrogabilmente entro:
- merc. 14 marzo, per il seminario in Lombardia;
- merc. 15 febbraio, per il seminario in Veneto (sessione annullata);
- merc. 14 marzo, per il seminario in Lazio.

Per informazioni e prenotazioni:
per il seminario in Lombardia scrivere a storialibera@libero.it
per il seminario in Lazio scrivere a Titti A. Cerillo - staff@storialibera.it opp.: StoriaLibera.it

SEMINARIO "PROPRIETA' E LIBERTA'" - Luglio e agosto 2012

Bando di iscrizione
1. Gli amici di StoriaLibera.it in collaborazione con Tea Party Italia propongono il seminaro di studio "Proprietà e libertà".
2. La prima edizione del seminario è prevista per la prossima estate ed avrà per tema il nuovo libro del prof. Carlo Lottieri, "Credere nello Stato?" (edito da Rubbettino, 2011).
3. Il seminario ha una durata di quattro giorni con 3 o 4 incontri/conferenze di lavoro quotidiano e viene riproposto in un'identica modalità in distinte località (Lombardia, Veneto, Lazio) per offrire una maggiore possibilità di partecipazione.
4. Il costo di partecipazione, comprensivo di alloggio e pasti, si aggira intorno ai 250 euro (la cifra varia a seconda della scelta del tipo di camera).
5. Per richiedere l'iscrizione occorre inviare una mail con i propri dati personali (dati anagrafici, residenza, occupazione e motivo d'interesse) e con la decisione per il tipo di alloggio preferito. Chi cura l'organizzazione fornirà gli estremi per effettuare il bonifico della quota d'iscrizione.
6. L'iscrizione sarà perfezionata solo con il versamento della caparra obbligatoria (entro e non oltre la data stabilita).
7. La caparra versata sarà restituita solo se il seminario non potesse più svolgersi. Al contrario (dato che la caparra viene immediatamente girata all'albergo per gli impegni contratti), in caso di revoca della partecipazione, il versamento d'iscrizione non sarà restituito.
8. Gli organizzatori si riservano la possibilità di cancellare una o più sessioni del semiario nel caso di mancato raggiungimento di un numero di iscrizioni giudicato sufficiente. Altresì, agli organizzatori è data ampia discrezionalità per apportare modifiche al programma qualora motivi di forza maggiore lo richiedessero.
9. Obiettivo degli incontri è sviluppare una riflessione di taglio universitario (ma non destinata esclusivamente a studenti universitari) sul tema specifico indicato, nell'ambito della più vasta prospettiva della libertà, della proprietà e dell'economia di mercato.
10. Prendendo spunto - nell'edizione di quest'anno - dal volume di Lottieri, ai partecipanti è posta come condizione la lettura previa del libro "Credere nello Stato?". In questo modo ogni partecipante sarà in grado di offrire un contributo più significativo.

11. Programma.
Il seminario intende offrire l’opportunità di accostare le tesi liberali classiche e libertarie in materia di potere, proprietà, libertà, Stato, federalismo e società civile. L’iniziativa si propone di favorire una maggiore consapevolezza sulla necessità di proteggere individui e comunità dalle pretese del ceto politico-burocratico.
Il seminario prevede otto lezioni di 45 minuti, ognuna delle quali sarà seguita da discussioni in piccoli gruppi e, infine, da un libero confronto con il relatore. Oltre a questi momenti strutturati di studio e confronto, il seminario prevede ulteriori occasioni di dialogo con la proiezione di film e la discussione su di essi, oltre a una sessione conclusiva.

Programma dei lavori per il seminario in Lombardia (gio. 26 luglio sera - lun. 30 luglio matt.)

Giovedì 26 luglio
Ore 13-17: ricevimento dei partecipanti
Ore 18: Lezione introduttiva di Carlo Lottieri, "Lo Stato quale ideologia"
Ore 19.30: cena
Ore 21: Cineclub, in stile anni Sessanta (“Bokassa”)

Venerdì 27 luglio
Ore 8:30: prima colazione
Ore 9-11: Nicola Iannello, "Da Hobbes a Rousseau: verso la sovranità democratica"
Ore 11.30-13.30: Carlo Lottieri, "Quale modernità? Quale illuminismo?"
Ore 13.30: pranzo
Ore 17-19: Nicola Iannello, "La teoria liberale della lotta di classe"
Ore 19.30: cena
Ore 21: Cineclub, sempre in stile anni Sessanta (“Brazil”)

Sabato 28 luglio
Ore 8:30: prima colazione
Ore 9-11: Carlo Lottieri, "Proprietà privata e proprietà comune"
Ore 11.30-13.30: Nicola Iannello, "Il mercato come ordine spontaneo: la lezione degli austriaci"
Ore 13.30: pranzo
Ore 17-19: Carlo Lottieri, "Libertarismo: un’utopia?"
Ore 19.30: pena
Ore 21: Cineclub, anche stavolta in stile anni Sessanta (“Le vite degli altri”)

Domenica 29 luglio*
Ore 8.30: prima colazione
Ore 9-11: Nicola Iannello, "Teoria federale e diritto di secessione"
Ore 11.30-13.30: Discussione conclusiva
Ore 13.30: pranzo
Ore 15: Convegno aperto al pubblico sul tema “Come difendere le nostre libertà?”, in collaborazione con il movimento Tea Party Italia
Ore 19.30: cena
* E' prevista la Celebrazione eucaristica domenicale

Lunedì 30 luglio
Ore 8: prima colazione
Ore 9: saluti e partenza

Programma di massima dei lavori per il seminario in Lazio (lun. 6 agosto pomeriggio - ven. 10 agosto matt.)

Lunedì 6 agosto
Ore 13-17: ricevimento dei partecipanti
Ore 18: Lezione introduttiva "Lo Stato quale ideologia"
Ore 19.30: cena
Ore 21: Dibattito su "Credere nello Stato?" di Carlo Lottieri

Martedi 7 agosto
Ore 8:30: prima colazione
Ore 9-11: 1° incontro ("Da Hobbes a Rousseau: verso la sovranità democratica")
Ore 11.30-13.30: 2° incontro ("Quale modernità? Quale illuminismo?")
Ore 13.30: pranzo
Ore 17-19: 3° incontro ("La teoria liberale della lotta di classe")
Ore 19.30: cena
Ore 21: 4° incontro ("Fusionismo e situazione italiana")

Mercoledi 8 agosto
Ore 8:30: prima colazione
Ore 9-11: 1° incontro ("Proprietà privata e proprietà comune")
Ore 11.30-13.30: 2° incontro ("Il mercato come ordine spontaneo: la lezione degli austriaci")
Ore 13.30: pranzo
Intero pomeriggio: escursione
Ore 19.30: cena
Ore 21: 3° incontro ("Libertarismo: un’utopia?")

Giovedi 9 agosto
Ore 8.30: prima colazione
Ore 9-11: 1° incontro ("Teoria federale e diritto di secessione")
Ore 11.30-13.30: 2° incontro ("Libertarismo e fallimenti liberali")
Ore 13.30: pranzo
Ore 15: 3° incontro
Ore 17: Tea Party (convegno aperto al pubblico) sul tema “Come difendere le nostre libertà?”
Ore 19.30: cena
Ore 21: 4° incontro

Venerdì 10 agosto
Ore 8:30: prima colazione
Ore 9: ultimo incontro

__________________________
Tea Party: Fiscal Responsibility, Limited Government, Free Markets


Lottieri_Credere_Stato.jpg

martedì 28 febbraio 2012

Partiti incostituzionali, generatori di debito pubblico

Segnaliamo questo articolo di Salvatore Custòdero pubblicato sul blog di Kalmha

APPUNTO n. 1:

per la formazione di nuovi strumenti elettorali.

- Come è stato riconosciuto da molti eminenti Costituzionalisti italiani, a incominciare da Leopoldo Elia, che ha scritto il

magistrale saggio: “A quando una legge sui partiti?“, è particolarmente urgente la necessità di attuare con legge l’art. 49 della Costituzione.
Continua


http://kalmha.net/2012/02/partiti-incostituzionali-generatori-di-debito-pubblico/

lunedì 27 febbraio 2012

Hey, tu! Sei contrario all'evasione?

di Gionata Pacor

Hey, tu! Sei contrario all'evasione? Pensi che la lotta all'evasione sia fondamentale per risollevare le sorti del nostro paese? Bene, allora ti rivolgo una domanda. Quanto sei disposto a pagare TU per combattere l'evasione? Pagheresti 1000 euro l'anno per non avere più evasione fiscale?

Già, perché chi plaude alla lotta contro l'evasione spesso non fa i conti che dovrebbe: se un evasore smette di evadere molto spesso può scaricare i costi delle tasse sui suoi clienti, il "100 euro senza fattura o 150 euro con fattura" diventa semplicemente un "150 euro". In questo modo i consumatori si vedono ridurre il proprio potere d'acquisto e diventano più poveri. Di quanto? Se tutta l'evasione venisse eliminata, il nostro stipendio varrebbe circa il 4% in meno. Ossia 1000 euro a testa che pagano i consumatori nel loro insieme, ossia anche i lavoratori che già pagano le tasse.

Non solo: se uno non potesse più lavorare in nero l'alternativa sarebbe tra lavorare e pagare le tasse e non lavorare affatto. Ci sono molti lavori che, se dovessero essere pagati di più per pagare anche le tasse, non verrebbero fatti. Quindi avremmo molte persone senza reddito, meno soldi che girano, una recessione ancora più profonda. Questo vuol dire imprese che falliscono, lavoratori che perdono il lavoro.

Tu che paghi le tasse e plaudi alla lotta all'evasione, sei disposto a rischiare il tuo posto di lavoro per questa voglia di "giustizia" e di avversione verso chi non paga?

La verità è molto semplice: la lotta all'evasione è giusta solo se i soldi recuperati vengono usati per abbassare le tasse a tutti. Solo n questo modo non si sottraggono le risorse ai cittadini, e quello che si toglie ad alcuni con la lotta all'evasione viene "distribuito" tra tutti abbassando le tasse. Ma il Governo ha già detto che non seguirà questa strada.Pensi che la lotta all'evasione sia fondamentale per risollevare le sorti del nostro paese? Bene, allora ti rivolgo una domanda. Quanto sei disposto a pagare TU per combattere l'evasione? Pagheresti 1000 euro l'anno per non avere più evasione fiscale?

Già, perché chi plaude alla lotta contro l'evasione spesso non fa i conti che dovrebbe: se un evasore smette di evadere molto spesso può scaricare i costi delle tasse sui suoi clienti, il "100 euro senza fattura o 150 euro con fattura" diventa semplicemente un "150 euro". In questo modo i consumatori si vedono ridurre il proprio potere d'acquisto e diventano più poveri. Di quanto? Se tutta l'evasione venisse eliminata, il nostro stipendio varrebbe circa il 4% in meno. Ossia 1000 euro a testa che pagano i consumatori nel loro insieme, ossia anche i lavoratori che già pagano le tasse.

Non solo: se uno non potesse più lavorare in nero l'alternativa sarebbe tra lavorare e pagare le tasse e non lavorare affatto. Ci sono molti lavori che, se dovessero essere pagati di più per pagare anche le tasse, non verrebbero fatti. Quindi avremmo molte persone senza reddito, meno soldi che girano, una recessione ancora più profonda. Questo vuol dire imprese che falliscono, lavoratori che perdono il lavoro.

Tu che paghi le tasse e plaudi alla lotta all'evasione, sei disposto a rischiare il tuo posto di lavoro per questa voglia di "giustizia" e di avversione verso chi non paga?

La verità è molto semplice: la lotta all'evasione è giusta solo se i soldi recuperati vengono usati per abbassare le tasse a tutti. Solo n questo modo non si sottraggono le risorse ai cittadini, e quello che si toglie ad alcuni con la lotta all'evasione viene "distribuito" tra tutti abbassando le tasse. Ma il Governo ha già detto che non seguirà questa strada.

domenica 26 febbraio 2012

Lo Stato come impresa: il caso del Liechtenstein

pubblicato per la prima volta sul sito Polyarchy:
http://www.polyarchy.org/​papers/liechtenstein.html
di Luigi Pirri (per gentile concessione dell'autore)

L’odierna crisi degli Stati Sociali occidentali, impossibilitati a mantenere i costi di un generoso welfare ed alle prese con una serissima crisi fiscale e monetaria sovranazionale [1] che ne mina le fondamenta, impone una riflessione approfondita sul ruolo che, nel futuro, lo Stato dovrà occupare nell’economia e, più in generale, nella sfera privata dell’individuo.

A questo proposito, vi è una parte crescente della dottrina giuridica [2] ed economica, nonché dell’opinione pubblica [3], che propone il superamento della stessa concezione moderna della “sovranità” [4] e quindi un ripensamento (dapprima) e superamento (poi) dell’intero diritto pubblico, attraverso una trasformazione in senso “privatistico” ed autenticamente federale dell’odierno Stato nazione, al fine di approdare alla Private Law Society [5], per dirla con Hans-Hermann Hoppe, nella quale anche le funzioni classicamente statuali (difesa, protezione, giustizia e produzione normativa) saranno svolte da agenzie private in competizione tra loro [6].

Vediamo come il principato del Liechtenstein (a seguito della riforma costituzionale del 2003) e l’intero pensiero politico-giuridico del Principe Hans Adam II, si prestano, in buona misura, a fungere da paradigma di realizzazione concreta di una simile prospettiva.



Il Principe Libertario: Hans Von Adam II



Hans Adam II, nato a Zurigo il 14 febbraio 1945, è il primogenito del Principe Franz Josef II del Liechtenstein e della Principessa Giorgina di Wilczek. Fin da piccolo mostra grande interesse per le materie umanistiche e la fisica, ma viene spinto, a seguito della necessità del Casato di riorganizzare e ricostruire il proprio patrimonio (riorganizzazione che avrà luogo nel 1970), a studiare economia: si forma, quindi, prima a Vienna e poi nella Scuola di Scienze Economiche e Sociali di San Gallo.

L’interesse per le vicende politiche rimane vivissimo. Le trasformazioni politico-statuali europee del XX secolo lo portano ad elaborare una Teoria dello Stato affatto particolare, che segnerà il suo Regno e l’attività politico-imprenditoriale dello stesso Casato; un grande ruolo ebbe l’autodeterminazione democratica e pacifica del cantone del Giura (1979) [7], a seguito della quale Hans abbraccia il diritto di autodeterminazione locale, pilastro del suo pensiero politico.

La dottrina localistica del giovane Principe è ulteriormente corroborata dagli sconquassi verificatisi nei grandi sistemi socialisti dell’Est Europa, contrapposti ai successi economici di piccoli e ben organizzati Stati, quale quello del Liechtenstein: egli si convince, dopo un’accurata analisi storico-comparatistica degli ordinamenti statuali e delle comunità politiche [8], che la Seconda Guerra Mondiale abbia definitivamente portato al rovesciamento della precedente macroconcezione statuale, per la quale the biggest, the better, spalancando le porte ad un rovesciamento di prospettiva, secondo cui small is beautiful [9], citando Leopold Kohr, economista austriaco col quale lo stesso Principe intrattenne un sincero rapporto di amicizia e stima.

Ormai politicamente maturo, diviene, alla morte del padre (1989), Principe Regnante del Liechtenstein (essendo stato nominato successore nel 1984). Appena un anno dopo il Liechtenstein diviene membro delle Nazioni Unite.

Approfittando di una situazione politica in divenire (crollo dell’Unione Sovietica e della Jugoslavia), Hans, nel suo primo discorso all’Assemblea Generale, promuove un coerente sviluppo del diritto di autodeterminazione locale, iniziando un programma di studio e ricerca che culminerà, dieci anni dopo, nella fondazione del Liechtenstein Institute on Self-Determination presso l’università di Princeton [10]. Il tema suscita grande interesse, ma incontra anche parecchi ostacoli: non pochi sono coloro che intravedono, nella completa realizzazione del diritto di autodeterminazione, un serio pericolo all’esistenza stessa degli Stati nazionali.

Le difficoltà incontrate nel contesto internazionale non intaccano però il suo pensiero politico, tanto che, nel 2003, il Liechtenstein giunge all’approvazione di un fondamentale processo di revisione costituzionale, attraverso lo strumento del referendum popolare [11], nel quale la dottrina politica di Hans Adam II viene coerentemente sviluppata.



La riforma costituzionale del 2003



La legittimazione democratica della monarchia

Insieme al pieno riconoscimento del diritto di autodeterminazione locale, rappresenta la novità più importante a seguito della riforma.

L’art. 13 ter, infatti, recita:


“A non meno di 1.500 cittadini del Principato spetta il diritto di presentare una mozione di sfiducia motivata nei confronti del Principe Regnante. Su questa mozione la Dieta deve esprimere un parere nella seduta immediatamente successiva e indire un referendum popolare (Art 66, comma 6). Se la mozione di sfiducia viene approvata nel referendum popolare, allora deve essere notificata al Principe Regnante affinché venga presa in considerazione secondo le disposizioni della legge del Casato. La decisione presa in conformità con la legge del Casato è resa nota alla Dieta dal Principe Regnante entro sei mesi.”

Si tratta di una vera e propria “sfiducia popolare”: 1.500 cittadini, cioè poco meno di 1/20 della popolazione locale (il Principato del Liechtenstein ha una popolazione di 35.446 cittadini), hanno il diritto di presentare una mozione di sfiducia nei confronti del Principe Regnante, sfiducia che sarà poi sottoposta all’esame della democrazia diretta.
In caso di esito positivo, la sfiducia è notificata al Principe e al Casato, che decide conformemente alla nuova legge del 1993, la quale prevede una procedura di destituzione a seguito di abuso di potere o perdita di fiducia da parte dei membri della famiglia regnante.

Ma ancora più rivoluzionario è il nuovo testo dell’art. 113:


“ 1) A non meno di 1.500 cittadini del Principato spetta il diritto di presentare un’iniziativa per l’abolizione della Monarchia. In caso di accoglimento dell’iniziativa da parte del popolo, la Dieta è tenuta a elaborare una nuova Costituzione su base repubblicana e a sottoporla, al più presto dopo un anno e al più tardi dopo due anni, a un referendum popolare. Al Principe Regnante spetta il diritto di presentare una nuova Costituzione da sottoporre al medesimo referendum popolare. Il procedimento, così com’è di seguito regolato, sostituisce in questo caso il procedimento di revisione costituzionale di cui all’art. 112 comma 2.

2) Nel caso in cui vi sia un solo progetto, è sufficiente per la sua approvazione la maggioranza assoluta (art. 66 comma 4). Nel caso in cui vi siano due progetti, il cittadino del Principato avente diritto di voto ha la possibilità di scegliere tra la Costituzione vigente e i due progetti. In questo caso il cittadino del Principato avente diritto di voto dispone, nella prima votazione, di due voti. Egli attribuisce questi voti a quelle due varianti della Costituzione che desidera giungano alla seconda votazione. Quelle due varianti della Costituzione, che raccolgono la maggior parte dei primi e dei secondi voti, giungono alla seconda votazione. Nella seconda votazione, che deve effettuarsi 14 giorni dopo la prima votazione, il cittadino del Principato avente diritto di voto dispone di un voto solo. Si considera approvata quella Costituzione che ottiene la maggioranza assoluta (art. 66 comma 4).”

Ci troviamo di fronte ad un istituto giuridico che non ha precedenti nella storia del Costituzionalismo: il diritto di abolizione popolare della monarchia; il Casato sentiva fortemente la necessità di una autentica legittimazione popolare della monarchia, al fine di rispondere positivamente e fattivamente alle critiche antimonarchiche che, anche in un Paese di tradizioni costituzional - monarchiche, non mancavano.

Anche qui il procedimento si avvale dell’istituto di democrazia diretta per eccellenza: 1.500 cittadini possono infatti chiedere un referendum per l’abolizione della monarchia. Qualora si crei una maggioranza semplice per l’abolizione, il Parlamento elabora una Costituzione di tipo repubblicano che viene poi sottoposta all’approvazione del popolo.

Il comma secondo prevede una disciplina di dettaglio nel caso in cui vi siano due o più progetti costituzionali.
Ciò che è molto importante sottolineare, dopo questa breve disamina, è che in Liechtenstein, sostanzialmente, la monarchia, per esercitare le sue funzioni politiche, ha sempre bisogno di una vera e propria legittimazione democratica.



La costituzionalizzazione del diritto di secessione

L’articolo 4 della Costituzione recita:


“1) La modificazione dei confini del territorio dello Stato può avvenire soltanto in forza di una legge. Modificazioni dei confini tra Comuni, la creazione di nuovi Comuni e la fusione di Comuni esistenti richiedono inoltre una decisione a maggioranza dei cittadini ivi residenti aventi diritto di voto.
2) Ai singoli Comuni spetta il diritto di recedere dall’Unione statale. Sull’avvio del procedimento di recesso decide la maggioranza dei cittadini ivi residenti aventi diritto di voto. La regolamentazione del recesso avviene per mezzo di una legge o, se è il caso, con un trattato internazionale. Nel caso di una regolamentazione con trattato internazionale, dopo la conclusione dei negoziati riguardanti il trattato si deve indire nel Comune una seconda votazione”.

Il n. 1) non presenta particolari innovazioni, trattandosi di competenza che le moderne Carte Costituzionali degli Stati Occidentali spesso affidano alla legge ordinaria.
Molto più interessante appare, invece, il n. 2): ai Comuni del Liechtenstein (nel numero di 11, secondo l’articolo 1 della stessa Costituzione) “spetta il diritto di recedere dall’Unione Statale”. Si tratta di un altro elemento del tutto nuovo nella storia costituzionale moderna [12]: il diritto di autodeterminazione a livello comunale, ossia la possibilità di secedere dallo Stato di appartenenza attraverso un’iniziativa comunale ed un successivo referendum locale. Una seconda votazione è prevista qualora le modalità di recesso dall’Unione siano state decise attraverso un trattato internazionale.

Usando le parole di Hans Adam II:


“Un modello di Stato che assicuri la pace, lo Stato di diritto, la democrazia e il benessere della popolazione, deve sottrarre allo Stato il monopolio sul territorio. Per sottrarre allo Stato il monopolio del territorio quest’ultimo deve essere diviso in piccole unità, affinché unità di popolazione quanto più possibile piccole abbiano la possibilità di “emigrare”. Questa secessione potenziale rafforza la pressione sullo Stato che funziona male, spingendolo a riformarsi per evitare di dissolversi” [13].

Abbiamo, quindi, un’idea di forte concorrenza istituzionale e fiscale, un federalismo libertario che si contrappone all’attuale tendenza unificatrice sovrastatuale e che “costringe” gli organi pubblici a tenere in grande considerazione le richieste dei cittadini, pena il dissolvimento stesso dello Stato (o, comunque, la sua riduzione territoriale), valorizzando il rapporto contratto-scambio rispetto all’obbligo politico [14].

Si tratta di moltiplicare i governi per ridurre (minimizzare) le ingiustizie, passando da un ordine monopolizzato ad un ordine pluralistico, abbassando grandemente i costi di uscita da un sistema politico all’altro.



Le funzioni dello Stato del futuro

Secondo Hans Adam II, lo Stato del futuro deve:


“diventare un’azienda di servizi di utilità pubblica che affronta una competizione pacifica e smettere di essere un’impresa monopolistica, in condizione di porre i propri clienti dinanzi all’alternativa tra accontentarsi di cattivi servizi ai prezzi più alti o emigrare.” [15]

Lo Stato è quindi considerato alla stregua di un’impresa operante in regime concorrenziale, non più entità immutabile e sovraordinata rispetto ai singoli individui, ma semplice organizzazione di mezzi e di uomini, al servizio dei cittadini, non viceversa [16].

A tal fine le funzioni necessarie dello Stato, secondo Hans Adam, sono due:


- il mantenimento del rule of law: si tratta, sostanzialmente, delle funzioni statuali che attengono al mantenimento dell’ordine, alla produzione normativa e alla risoluzione dei conflitti tra consociati [17];

- la politica estera.



Conclusioni



Un nuovo paradigma dell’ordine?

Il nuovo modello di comunità politica e la sua realizzazione, a seguito della riforma costituzionale Liechtesteniana del 2003, meritano sicuramente grande attenzione.

Il tentativo che, lodevolmente, secondo l’avviso di chi scrive, il pensiero politico di Hans Adam II vuole raggiungere è la desacralizzazione [18] dello Stato moderno attraverso il superamento di una concezione statica dell’ordine.

La scienza giuridico - politica, nei prossimi anni, dovrà tenere in grande considerazione gli sviluppi della riforma costituzionale del Principato. L’attuale crisi fiscale e monetaria degli Stati occidentali, inoltre, rappresenta un’occasione unica per la promozione di forme di comunità politica che non dispongano autoritativamente dei cittadini, ma siano, finalmente e giustamente, al loro servizio.

Ricordando, sempre, che “Il sabato è stato fatto per l’uomo, non l’uomo per il sabato” [19]
(Vangelo secondo Marco 2, 27).





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NOTE

[1] Un approfondimento dell’odierna crisi dell’eurozona si trova in Philipp Bagus, La Tragedia dell’Euro, USEMLAB, 2011.

[2] Per una prima trattazione dell’argomento: Carlo Lottieri, Il pensiero libertario contemporaneo. Tesi e controversie sulla filosofia, sul diritto e sul mercato, Liberilibri, Macerata, 2001 e Piero Vernaglione, Il libertarismo. La teoria, gli autori, le politiche, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2003.

[3] Una prova dell’importanza crescente che sta acquisendo il capitalismo libertario nell’agenda politica attuale è, per esempio, l’articolo pubblicato con il titolo Libertarians Rising, nella sezione "Saggi" della prestigiosa rivista Time, 29 ottobre 2007, p. 112 (Kinsley 2007)

[4] Intendendo, con tale termine, «quel potere assoluto e perpetuo ch'è proprio dello Stato». Jean Bodin, I sei libri dello Stato, a cura di M. Isnardi Parente, Utet, Torino, 1964, libro I, cap. 8, p. 345

[5] Hans Hermann Hoppe, The Idea of a Private Law Society, Ludwig Von Mises Institute, http://mises.org/daily/2265

[6] Troviamo un esteso sviluppo di una simile concezione in Bruce L. Benson, The Enterprise of Law: Justice Without The State, Independent Institute, Oakland CA, 2011 (1990)

[7] La vicenda merita qualche parola in più. A seguito del Congresso di Vienna, il Giura venne assegnato al Canton Berna. Questo atto causò, però, forte dissenso. Il Giura era di lingua francese e cattolico, mentre il Canton Berna era principalmente di lingua tedesca e protestante. La popolazione della regione del Giura richiese l'indipendenza. Dopo una lunga lotta, la costituzione del nuovo cantone fu accettata nel 1977. Nel 1978 la divisione divenne ufficiale, allorché il popolo svizzero votò in suo favore, e nel 1979 il Giura diventò il ventiseiesimo Cantone della Confederazione Svizzera. Il Giura storico era composto da 7 distretti, tuttavia solo tre accettarono la separazione dal Canton Berna, uno scelse di unirsi al Canton Basilea Campagna, mentre gli altri tre distretti scelsero di rimanere nel Canton Berna, formando così la regione francofona del Giura bernese.

[8] Hans Adam II, Lo Stato nel terzo millennio, Collana Mercato Diritto Libertà, IBL Libri, Torino, 2011. Si veda il cap. I: “Il diritto di autodeterminazione a livello locale: una convinzione personale”.

[9] Cfr.: Leopold Kohr, Il crollo delle nazioni, Edizioni di Comunità, Milano, 1960 (1957)

[10] Princeton si prestava bene all’iniziativa, poiché annoverò, tra i suoi Magnifici Rettori, quel Woodrow Wilson, fervente sostenitore del diritto di autodeterminazione, destinato a diventare il 28° Presidente degli Stati Uniti d’America.

[11] La revisione della costituzione proposta dal casato trovò grandi resistenze partitiche. La Costituzione del 1921, d’altro canto, prevedeva che per una modifica costituzionale fosse necessaria l’approvazione di una maggioranza parlamentare qualificata (tre quarti) o l’approvazione da parte del popolo in via referendaria. Il referendum ebbe luogo il 16 marzo del 2003, la proposta del Casato ottenne il 64% dei voti, contro il 16 per cento della controproposta degli antimonarchici e il 20% dei favorevoli al mantenimento della vecchia Costituzione del 1921.

[12] Nella costituzione sovietica del 1947 c’era un esplicito diritto di autodeterminazione delle singole Repubbliche della Federazione ma esso, sostanzialmente, non è stato mai utilizzato ed è notorio il fatto che le costituzioni sovietiche rappresentavano, più che altro, strumenti di propaganda politica, essendo molto lontane dalla realtà costituzionale materiale.

[13] Hans Adam II, Lo Stato nel terzo millennio, p. 123

[14] Dobbiamo questa distinzione (obbligo-contratto e obbligo politico) a Gianfranco Miglio, principale figura del neofederalismo italiano: “fra gli uomini sono possibili due tipi diversi, contemporanei ma irriducibili, di rapporto: l’obbligazione-contratto interindividuale (in cui si cerca la soddisfazione di singoli, attuali e determinati bisogni, e da cui nasce quindi il ’mercato’), e il patto di fedeltà politico (in cui si cerca una garanzia globale per tutti i futuri, non ancora specificati bisogni esistenziali, e da cui nascono quindi appunto le ‘rendite politiche’)”. Gianfranco Miglio, Le trasformazioni dell’attuale sistema economico (1976), ora raccolto in Le regolarità della politica, Giuffrè, Milano, 1988

[15] Hans Adam II, Lo Stato nel terzo millennio, p. 121

[16] L’art. 1 della Costituzione, riformato anch’esso nel 2003, recita: “Il Principato del Liechtenstein deve essere al servizio delle persone che vivono all’interno dei suoi confini, affinché possano condurre una vita associata in pace e libertà.”

[17] Sono le funzioni tradizionalmente attribuite allo Stato da parte del liberalismo classico: tutela dei diritti di proprietà, funzione giurisdizionale, difesa, ordine pubblico [cfr., ad esempio, John Locke, Due Trattati sul Governo, Plus, 2007 (1690)]

[18] Per un’introduzione al tema della metafisica politica moderna si veda: Carlo Lottieri, Credere nello Stato? Teologia Politica e Dissimulazione da Filippo il Bello a Wikileaks, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli, 2011

[19] Con ciò intendendo che “ogni legge è sempre in funzione dell’uomo, è un modo per cui si manifesta l’amore di Dio per l’uomo”. Rinaldo Bertolino, Lezioni di Diritto Canonico, Giappichelli Editore, Torino, 2007



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BIBLIOGRAFIA

ADAM H. II, Lo Stato nel Terzo Millennio, IBL Libri, Torino, 2011.

BEATTIE D., Liechtenstein: A Modern History, I.B. Tauris, 2004.

BERTOLINO R., Lezioni di diritto canonico, raccolte a cura di Maria Chiara Ruscazio, Giappichelli, Torino, 2007.

DELLAVALLE S., Dalla comunità particolare all'ordine universale. I paradigmi storici, Edizioni Scientifiche Italiane, Torino, 2011.

ELAZAR D. J., Idee e forme del federalismo, Edizioni di Comunità, Milano, 1995 (1987).

HOPPE H. H., Democrazia: il dio che ha fallito, Liberilibri, Macerata, 2006 (2001).

ID., The Idea of a Private Law Society, Ludwig Von Mises Institute, MisesDaily,
http://mises.org/daily/2265.

LOTTIERI C., Credere nello Stato? Teologia Politica e Dissimulzione da Filippo il Bello a Wikileaks, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli, 2011.

ID., Il pensiero libertario contemporaneo. Tesi e controversie sulla filosofia, sul diritto e sul mercato, Liberilibri, Macerata, 2001.

LUTHER J., Caratteristiche della Costituzione del Principato del Liechtenstein in LUTHER J. e LONGO F., Costituzioni di microstati europei: i casi di Cipro, Liechtenstein e Città del Vaticano,“Polis Working Papers”, Università del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro” Alessandria, dicembre 2010,
http://polis.unipmn.it/pubbl/RePEc/uca/ucapdv/luther176.pdf.

KOHR L., Il crollo delle nazioni, Edizioni di Comunità, Milano, 1960 (1957).

MIGLIO G., Le regolarità della politica, Giuffrè, , Milano, 1988.

domenica 19 febbraio 2012

Benefattori coi soldi degli altri

tratto da "Lo Spiffero" del 16 dicembre 2011
di Riccardo de Caria

La scorsa settimana abbiamo sostenuto la necessità che le iniziative educative e culturali, per quanto lodevoli come il Treno della Memoria, siano finanziate da fondi privati, e non dalla fiscalità generale. Conoscendo i nostri politici, non ci ha sorpreso che il nostro auspicio sia caduto nel vuoto: la Circoscrizione Uno di Torino ha infatti subito stanziato 5.100 euro per il Treno, assai meno della somma necessaria, ma comunque buoni a farsi belli (tanto paga sempre Pantalone). 2.400 e 3.600 li avevano già stanziati la Tre e la Nove.
Questo ci ha spinti ad approfondire: quanto spendono le circoscrizioni torinesi in contributi a pioggia come questi, che - si badi bene - sfuggono a qualunque bando o concorso pubblico, venendo assegnati semplicemente per conoscenza, con la più ampia discrezionalità da parte della politica? Abbiamo limitato l'indagine ai pochi mesi di attività dal loro ultimo rinnovo. I dati sui rispettivi siti non sono aggiornatissimi (la Quattro, nell'era di internet, è ferma a ottobre). Ma è comunque un periodo significativo, visto che è quello dell'esplosione della crisi del nostro debito pubblico. Secondo voi, le circoscrizioni han mostrato di capire la gravità del momento, o han continuato la pioggia di micro-elargizioni, indifferenti alle drammatiche notizie sulla nostra situazione debitoria?
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per gentile concessione dell'autore

sabato 11 febbraio 2012

Costituzione del New Hampshire, articolo 10

“Quando gli scopi del governo sono snaturati e la libertà pubblica è manifestamente posta in pericolo, e tutti gli altri mezzi di correzione sono inutili e vani, il popolo può, e di diritto deve, riformare il vecchio governo o stabilirne uno nuovo. La non resistenza contro il potere arbitrario e contro l’oppressione è assurda, da schiavi e distruttiva del bene e della felicità dell’umanità”.

[Costituzione del New Hampshire, articolo 10]

giovedì 9 febbraio 2012

L’intero Vangelo di Karl Marx può essere riassunto in poche frasi

Henry Hazlitt: “L’intero Vangelo di Karl Marx può essere riassunto in poche frasi: odia l’uomo che si dimostra migliore di te. Non ammettere mai, in nessuna circostanza, che il suo successo possa essere dovuto alle sue capacità, non riconoscere mai il contributo produttivo che possa aver dato a tutta la comunità. Attribuisci invece sempre il suo successo allo sfruttamento, all’imbroglio, alla rapina più o meno esplicita ai danni degli altri. Mai ammettere, in nessuna circostanza, che il proprio fallimento possa essere dovuto alla propria debolezza, o che il fallimento di chiunque altro possa derivare dai suoi difetti – dalla sua pigrizia, incompetenza, imprevidenza o stupidità”

venerdì 3 febbraio 2012

Le uniche cose certe nella vita sono la morte e le tasse?

tratto da ilGenio Quotidiano.it di giovedì 2 febbraio 2012


di Giulia Bonaudi

Il Tea Party Italia non è d’accordo.Il movimento, che si batte contro l'oppressione fiscale e l’eccessivo peso dello Stato, ha infatti avanzato una proposta rivoluzionaria nel suo piccolo; si tratta della mozione anti-imu. 

Se verrà presentata dai consiglieri comunali, le amministrazioni saranno vincolate ad abbassare l’odiosa imposta dallo 0,4% allo 0,2%. Pare che la proposta abbia avuto buon esito nei comuni italiani. In tutto sono state richieste 70 mozioni tra consiglieri, cittadini e sostenitori. Le regioni più recettive sono nell’ordine Lombardia, Toscana, Emilia Romagna, e Piemonte.

Certo, non è una riduzione significativa e nemmeno una sua completa abolizione, come aveva invece fatto il precedente governo, ma è un piccolo passo avanti nella direzione di una maggiore libertà dei cittadini, che prima di tutto deve essere economica. A tal proposito il portavoce nazionale del Tea party, Giacomo Zucco spiega: «Questa mozione è un primo passo verso la presa di coscienza che svegliarsi dal torpore e riprendersi la libertà è possibile ma solo se siparte dal basso, dalle comunità dove viviamo. - e ancora - Tutti i consiglieri d’Italia sono invitati ad aderire alla nostra iniziativa, per il bene dei propri cittadini»(...)

Iniziative come questa dimostrano che la nostra società non è del tutto addormentata, anestetizzata a suon di tasse.(...)
C’è una parte di cittadini che non è disposta a sottostare ai dettami dispotici di questo o di quell'altro governo. D’altronde nella storia le rivoluzione più significative scaturirono proprio da un'eccessiva tassazione. Crediamo e speriamo quindi in una rivoluzione in tempi brevi. 



Per chiedere la mozione anti-imu da presentare nella tua città scrivi a segreteria@teapartyitalia.it e coordinamento@teapartyitalia.it



giovedì 2 febbraio 2012

VORAGINE DI SPRECHI - «Le prove che alla nove se ne infischiano»

Tratto da ilGenioQuotidiano. it di martedì 31 gennaio 2012



di Vito Foschi

Come molti di voi sanno il comune di Torino di dibatte in una marea di debiti a cui il sindaco Fassino cerca di metter mani con arzigogolate operazioni finanziarie cercando di mandare avanti la baracca senza rinunciare agli appetitosi posti dei consigli di amministrazioni delle controllate comunali.

Ebbene, quando si esaminano le spese del comune ed in particolare delle circoscrizioni si scopre una realtà diversa trovandosi di fronte ad elargizioni di fondi come se nulla fosse. Il comune è pieno di debiti o è tutta una finzione? Eccovi un elenco di alcune delibere delle Circoscrizione 9:




Oggetto: C. 9 -  ART.42 COMMA 3 - INIZIATIVE NATALIZIE. APPROVAZIONE CONTRIBUTO ALLE ASSOCIAZIONI COMMERCIANTI  DI EURO 21.500,00. (...)



Oggetto: C.9 - ART. 42 COMMA 2 - PROGETTO «FESTA DI  NATALE  2011». CONTRIBUTI ALLE ASSOCIAZIONI  «MONTEVIDEO» E «L`ANCORA» PER UN IMPORTO COMPLESSIVO DI EURO 2.400,00




Oggetto: C.9 - ART. 42 COMMA 2 - "INCONTRIAMOCI A NATALE 2011". INIZIATIVA RICREATIVA DEDICATA ALLA FESTIVITA' NATALIZIA. APPROVAZIONE CONTRIBUTO DI EURO 12.300,00 ALL'ASSOCIAZIONE KAPPADUE. 





Oggetto:C.9 ART. 42 COMMA 2 -  "PROGETTO DI VALORIZZAZIONE DELLA CORORCHESTRA VIANNEY" (CONCERTI NATALIZI). CONTRIBUTO ALL'ASSOCIAZIONE DILETTANTISTICA POLISPORTIVA VIANNEY DI EURO 1.500,00



Se si sommano tutte le cifre, i fondi totali dedicati alle feste di Natale 2011 è di ben 37.700,00. Insomma quasi quarantamila euro per le feste di Natale. Ma le finanze del comune non versano in cattive acque? È comprensibile che i politici pressati da richieste più o meno legittime di elettori e gruppi di pressione cedano alle lusinghe del classico feste, farina e forche, ma almeno in tempo di crisi sarebbe auspicabile un comportamento più responsabile e meno cedevole. Guardiamo quest’altra delibera:




Oggetto: C.9- ART. 42 COMMA 2- PROGETTO "DISTRIBUZIONE PASTI A PREZZO AGEVOLATO ALLE PERSONE ANZIANE O IN DIFFICOLTA'" - CONTRIBUTO ALL'ASSOCIAZIONE  POLISPORTIVA VIANNEY DI EURO 3.000,00.

Sicuramente un iniziativa encomiabile dare un pasto caldo a chi ne ha bisogno, ma è piuttosto stridente la differenza fra tremila euro destinati ai poveri e i quasi trentottomila destinati a feste e festini, in particolare in tempo di vacche magre. Non credo sia necessario aggiungere altro.