lunedì 31 gennaio 2011

Patrimoniale? No, grazie!

Patrimoniale? No, grazie!


Da alcune settimane si sente ronzare sui media l'idea della patrimoniale per abbattere di un terzo il debito pubblico giustificandola in mille modi graziosi, tra cui, quella pubblicata sul Riformista, sulla generazione dei babyboomers che ha avuto tutto e deve restituire qualcosa alle generazione future. Ma come si fa a distinguere il patrimonio di un babyboomers da quello di un altro? Altra argomentazione farlocca, è la solita litania "anche i ricchi piangono", quando invece si parla di tassare i patrimoni da 450.000 € in su. Chi abita in una grande città sa bene che un patrimonio siffatto non è una cosa così eccezionale: è sufficiente aver comprato una casa un po' più grande o una villetta in periferia negli anni '70 o '80 e grazie a rivalutazioni, espansione edilizia e mitico euro, ci si ritrova con un patrimonio da "ricchi".
Altro caso? Una modesta coppia di impiegati che ha risparmiato una vita per acquistare un appartamento in città che adesso vale fra i 200 e 300.000 euro, qualche risparmio, le due liquidazioni e si ritrovano con la fantasmagorica cifra di 450.000 euro! Immaginiamo ancora una famiglia proprietaria di una casa con il mutuo da pagare che riceve in eredità l'appartamento dei genitori, raggiungerà facilmente i 450.000 euro! Oltre il danno, la beffa! Non solo il mutuo da pagare, ma anche la patrimoniale! Alla faccia della "sacra" carta costituzionale che parla di tutela del risparmio. Alla fine è sempre il ceto medio-basso a pagare, mentre i ricchi continuano a ridersela.
La tassazione patrimoniale è altamente immorale ed ingiusta, perché si accanisce sulle persone laboriose e parsimoniose che risparmiano ed investono, premiando chi vive alla giornata, va sempre in vacanza, cambia sempre auto e cellulare e sperpera i soldi in mille modi.
Ricordiamoci che il lavoro è tassato già al 50% ed oltre, quindi tassare il patrimonio formatosi dal risparmio su quel restante 50%, che la bontà statale ci lascia, si traduce in una doppia tassazione, anzi tripla, visto che gli immobili e gli investimenti finanziari sono già tassati. Invece di agevolare il risparmio si invita a sperperare, a vivere in una casa in affitto e a non mettere i soldi da parte per il futuro.
Come si può sperare che l'Italia cresca, se come soluzione, per l'incapacità politica di risolvere il problema del debito pubblico, si pensa ad una patrimoniale? Pensate ad un imprenditore che voglia comprare un capannone, cosa pensate che farà sapendo che lo attende una patrimoniale? E chi ha dei risparmi da parte, non farà bene a portarli all'estero? Sarebbe veramente stupido non farlo. E voi pensate che così l'Italia possa crescere? Siamo alla follia più pura!
Per abbattere il debito pubblico, a parte una forte riduzione dello Stato, che probabilmente sembra difficile ai politici attuali, si potrebbe attuare una depatrimonializzazione dello Stato. Lasciando stare Eni, Enel e Finmeccanica, che sono utili ai giochi della politica estera italiana e non vogliamo essere irrealistici, si potrebbe incominciare a vendere le Poste, dato che incomincia a fare profitti grazie alle operazioni bancarie, passando poi alle Ferrovie, alla Rai, a Fintecna, per continuare con la liquidazione delle fondazioni bancarie, sfoltendo così il "sottobosco" degli enti locali, obbligare i comuni a privatizzare le municipalizzate e per finire nel medio termine alla vendita di tanti immobili inutilizzati.
Qualcuno avrà il coraggio di farlo?

Vito Foschi
Tea Party Piemonte
pubblicato anche su CronacaQui:

lunedì 24 gennaio 2011

Intervista a David Mazzarelli, coordinatore nazionale del Tea Party Italia

Sabato 22 gennaio è arrivato in città David Mazzarelli, coordinatore nazionale del movimento Tea Party Italia, insieme agli altri coordinatori Saba Zecchi e Cosimo Zecchi per incontrare il gruppo di Torino. Nell'occasione siamo riusciti a rubargli qualche minuto per una breve intervista.

Vito Foschi - La domanda più ovvia, ma anche la più difficile: cosa è il Tea Party?
David Mazzarelli - Il Tea Party Italia è un movimento apartitico che si richiama all'esperienza americana nel nome ma che porta avanti battaglie nel nostro paese e per il nostro paese. Battaglie focalizzate innanzitutto a sensibilizzare l'opinione pubblica sulle gravi mancanze di libertà economica e di fare pressione sulla politica per cercare di cambiare le cose, evitando la deriva a cui sembra ormai destinata l'Italia.
V.F. - Il Tea Party è solo un movimento antitasse?
Non solo, è un movimento a 360° che è attento ad ogni campo dove la libertà individuale e l'autonomia personale sono minacciate dall'ingerenza dello stato. Ci occupiamo quindi di vari temi: dall'università alle pensioni, dalla sanità al mondo del lavoro. Cercando per ogni singola questione di proporre soluzioni liberali e mettere in atto un'operazione culturale per educare al valore della libertà, specialmente i giovani ma non solo.
D. M. - Lo Stato è così negativo?
Lo stato è fatto di uomini, e gli uomini non sono mai negativi di per sé, lo sono quando sono messi in condizione di esserlo, sono costretti o ne hanno la convenienza. Molto spesso, quando ci governano o entrano nelle istituzioni, lo diventano. Noi siamo per uno stato "guardiano notturno": che miri a garantire il diritto alla libertà e la vita. Il resto lo lasceremo volentieri al libero arbitrio di ciascuno di noi. I cittadini non sono bambini da accudire, ma adulti responsabili.
V. F. - Quali sono le prossime iniziative del Tea Party Italia?
D. M. - Saremo a Lecco il 29 gennaio a Messina il 5 febbraio e poi il tour proseguirà in Liguria, Romagna, Veneto etc...
V. F. - Come è possibile aderire?
D. M. - È possibile aderire sottoscrivendo sul nostro sito(http://www.teapartyitalia.it/) la nostra newsletter che vi permetterà di ricevere tutte le info possibili, oppure - sempre online - facendo una donazione al movimento. Per ringraziarvi vi manderemo a casa molti simpatici gadget :)
V. F. - Siamo a Torino, quindi una domanda su Marchionne: cosa ne pensate?
D. M. - Quello che fa Marchionne è ammirevole ed importante. L'unico appunto che mi sento di fare è questo: un'azienda che ha avuto per decenni l'aiuto statale - e non è fallita grazie a quest'ultimo - non si può meravigliare se adesso lo stato accampa pretese su di essa. In Inghilterra la Rover è stata lasciata fallire, qua la Fiat ha avuto un trattamento di favore e adesso ne stiamo pagando le conseguenze.

L'intervista è stata pubblicata sul sito di CronacaQui al seguente link:

venerdì 21 gennaio 2011

Le scuole private a basso costo stanno rivoluzionando l'istruzione nei paesi in via di sviluppo

Le scuole private a basso costo stanno rivoluzionando l'istruzione nei paesi in via di sviluppo
Nel campo dell'istruzione, una vera e propria rivoluzione sta investendo i paesi in via di sviluppo. Nei quartieri degradati e nelle baraccopoli dell'Asia e dell'Africa proprio i più poveri stanno abbandonando in massa le scuole pubbliche, scoraggiati dalla bassissima qualità dell'insegnamento. I loro figli vengono mandati sempre più spesso in scuole private “low cost” che stanno cambiando il volto di quei paesi.
In dieci anni di ricerche in Africa, India e Cina, ho catalogato e più recentemente contribuito allo sviluppo di scuole private a buon mercato. Per chi vuole capire in che modo i più umili sanno “aiutarsi da sé”, si tratta di una vicenda esaltante.

Non molto tempo fa mi trovavo nella baraccopoli di Makoko, in Nigeria, dove centomila persone abitano in capanne di legno edificate su trampoli sulle torbide acque della laguna di Lagos. All'entrata del quartiere si trovano tre scuole pubbliche, uno a fianco all'altra. Visitarle è un'esperienza deprimente: in una classe l'insegnante dorme della grossa. In un'altra 95 allievi stanno seduti a non far niente, mentre il maestro legge il giornale. Altri insegnanti sono assenti.

Ma si può raccontare anche una storia diversa. Nella baraccopoli, ci sono 32 scuole private a basso costo scoperte dai miei ricercatori. Qui i maestri fanno il loro lavoro con impegno, anche perché, se dovessero addormentarsi davanti ai loro allievi, verrebbero immediatamente licenziati. Gli imprenditori che hanno fondato queste scuole sanno di dover rispondere ai loro clienti: ai genitori. Un esempio rappresentativo è Kps: la Scuola Privata di Ken Ade. La scuola è stata fondata nel 1990 con appena cinque allievi in una stanza messa a disposizione da una chiesa. I genitori pagavano la retta giorno per giorno, quando potevano permetterselo. Oggi la scuola ha 200 allievi. La retta è di circa 4 dollari al giorno, più o meno pari all'8% di quello che può guadagnare in un mese un pescatore, ma 25 ragazzi la frequentano gratuitamente: «Se un bambino è un orfano che posso fare? Mandarlo via?», mi dice il proprietario.

Il mio team di ricerca ha passato al setaccio i quartieri degradati di altre città in Nigeria, Ghana, Kenya e in India, entrando direttamente in tutte le scuole, pubbliche e private. Quello che abbiamo scoperto è straordinario: nelle zone povere che abbiamo esaminato la stragrande maggioranza degli studenti frequenta scuole private a buon mercato. Per esempio, nelle zone più povere dell'area di Lagos il 75% degli scolari frequenta scuole private.

Molti genitori hanno provato le scuole pubbliche, ma ritengono che non siano abbastanza buone per i loro figli e, quindi, li hanno riportati in quelle private a basso costo. Questo fenomeno è particolarmente acuto nei paesi che hanno recentemente introdotto l'istruzione pubblica gratuita, come ad esempio il Kenya.

Parlando con il padre di una ragazzina di Kibera (una delle borgate più grandi dell'Africa) ho saputo che l'uomo aveva iscritto la figlia alla scuola pubblica situata alla periferia del quartiere quando era diventata gratuita, ma ben presto era rimasto sfavorevolmente colpito dall'enorme dimensione delle classi e dalla disattenzione degli insegnanti.

È bellissimo parlare con questi genitori. A sentire chi si oppone all'istruzione privata a basso costo, si direbbe che i genitori più poveri non abbiano la capacità di prendere le decisioni giuste circa l'istruzione dei propri figli. Parlare con questi padri e queste madri dimostra quanto sia falso questo assunto. Una famiglia che ho conosciuto bene ha mandato la figlia a una scuola privata in un villaggio di pescatori sulla costa del Ghana. I genitori hanno pensato a lungo prima di scegliere la scuola della figlia. Joshua, il padre, un pezzo d'uomo che esce in barca tutte le notti alle 3 per pescare, me l'ha spiegato così: «Mio padre non mi ha permesso di andare a scuola. Io voglio fare di tutto affinché mia figlia possa avere un buona istruzione. Il motivo per cui le scuole private sono migliori è che c'è un proprietario. Se non insegni come ci aspettiamo, vieni licenziato».

L'articolo è un estratto dell'intervento tenuto ieri da James Tooley all'incontro organizzato dalla Fondazione Milano per l'Expo 2015 e dall'Istituto Bruno Leoni.

Da Il Sole 24 Ore, 21 gennaio 2011

Fino al 24 giugno lavori solo per pagare le tasse

Vi segnalo questo articolo... il titolo è piuttosto esplicito e forse anche ottimista:

http://it.finance.yahoo.com/notizie/Fino-al-24-giugno-lavori-yfin-4102207082.html?x=0

Che la rivoluzione abbia inizio.

Vito Foschi

 

lunedì 17 gennaio 2011

Liber@mente, rivista liberale

Ciao,
Vi segnalo la Fondazione Vincenzo Scoppa di Catanzaro, che promuove e diffonde la cultura liberale con la Scuola di Liberalismo e la rivista Liber@mente che potete scaricare gratuitamente. Un'iniziativa coraggiosa in una terra in cui sembrerebbe prevalere una mentalità assistenzialista. Sulla rivista potete trovare articoli di Carlo Lottieri, Carlo Stagnaro, Silvio Boccalatte, Piero Vernaglione, ecc. Il link:
http://www.fondazionescoppa.it/index.htm

Saluti
Vito Foschi

domenica 16 gennaio 2011

Aforisma Ronald Reagan

Lo Stato è come l'apparato digerente di un neonato: insaziabile in entrata, irresponsabile in uscita. (Ronald Reagan)

giovedì 13 gennaio 2011

Aforisma

La libertà è come l'aria: si vive nell'aria; se l'aria è viziata, si soffre; se l'aria è insufficiente, si soffoca; se l'aria manca si muore.
Luigi Sturzo

martedì 11 gennaio 2011

Imprenditori d’Italia. Storie di successo, dall’Unità ad oggi

Il prossimo sabato alla Libreria Coop di Torino, strano il destino, verrà presentato il libro "Imprenditori d’Italia. Storie di successo, dall’Unità ad oggi" e ci sarà anche Alberto Mingardi dell'Istituto Bruno Leoni, per chi non lo conoscesse si tratta di un centro studi antistatalista. Vi invito a partecipare all'evento.
I dettagli:

Presentazione del libro di Michele Fronterré
Librerie.Coop–Torino
15 gennaio 2011 – ore 17:30
Piazza Castello 113
Torino
...
Imprenditori d’Italia. Storie di successo, dall’Unità ad oggi
Presentazione del libro di Michele Fronterré (Edizioni della sera).

Interverranno:
Michele Fronterré (autore del volume)
Alberto Mingardi (Direttore generale, Istituto Bruno Leoni)
Francesco Antonioli (Il Sole 24 Ore)